Il resoconto della serata di venerdì 5 aprile
Con un pò di ritardo, pubblichiamo un resoconto della interessante serata che abbiamo ospitato venerdì 5 aprile nei nostri locali.
Una bella serata quella di venerdì scorso, con una discreta presenza di persone. La conduzione di Massimo è stata molto precisa e ha consentito alla discussione di evolversi ininterrotta per due ore potendo continuare ancora a lungo. Salvatore, Fabio e Rosario hanno riferito le loro impressioni sulle proteste e, in seguito, hanno risposto ai numerosi quesiti posti dagli astanti.
Riguardo alle proteste degli agricoltori, i punti centrali sono : la dipendenza dal mercato attuale regolato dall’industria agroalimentare e dalla grande distribuzione che non retribuiscono adeguatamente i coltivatori e gli allevatori;
le differenze nell’erogazione dei contributi e dei sussidi che la PAC opera tra piccole e grandi aziende (basandosi sulle superfici coltivate e non, ad esempio sulle persone impiegate in azienda).
Un altro punto citato dai produttori è l’eccessiva burocrazia che va a discapito, ancora una volta, delle piccole aziende che devono dedicare a questo aspetto tempo che viene sottratto al lavoro produttivo.
In tutto questo i cambiamenti climatici sono un fattore aggiuntivo che ha un impatto maggiormente negativo quanto più le aziende hanno intrapreso metodi di produzione intensivi e basati sulla monocoltura.
La richiesta avanzata nell’ambito delle proteste di eliminare o limitare i vincoli ambientali e ecologici è vista dai nostri produttori come dannosa e controproducente.
Un interessante intervento è stato anche quello di Federico Taddei, produttore aderente alla CIA, che ha messo in luce che le maggiori difficoltà sono legate a quelle aziende che producono “commodities”, ovvero prodotti il cui prezzo viene deciso dalla borsa valori, con fluttuazioni che dipendono da molti fattori estranei alla reale produzione, incluse le speculazioni. Anche l’allargamento della UE ha portato a una diminuzione dei contributi comunitari per il sostegno all’agricoltura.
Dagli interventi del pubblico e dalle risposte seguenti è emerso che il problema è insito nel modello di produzione e distribuzione dei prodotti alimentari che sono soggetti a logiche di mercato e di profitto. Quelle aziende che operano a livello locale, accorciando la filiera produttore-consumatore sono quelle che risentono meno dei problemi legati alla retribuzione del proprio lavoro. Diversificare le produzioni è certamente un’altra strategia che consente alle aziende di essere flessibili riguardo alle richieste del consumatore e anche ai problemi indotti da condizioni climatiche avverse.
La costituzione di biodistretti è un altro modo per affrontare i problemi dei piccoli produttori (che in Italia sono la maggioranza prendendo in considerazione l’ambito UE), dato che allargano la prospettiva da aziendale a territoriale, consentendo ai produttori un mutuo sostegno.
Le questioni poste dal pubblico e che, a nostro parere, meritano un approfondimento sono essenzialmente due: quanto il modello alternativo possa essere esportato e diffuso in larga scala e quale può essere un ruolo più attivo dei consumatori per indirizzare al meglio le decisioni in questo ambito, contrastando la riduzione di norme che favoriscano la sostenibilità ambientale e della salute dei cittadini.
Come Officina Solidale, cercheremo di fare tesoro dalle indicazioni ricevute dalla serata e proveremo a tenere viva l’attenzione su questi temi